05 Luglio 2024: Agli albori del boom economico, Alfa Romeo diventa protagonista della motorizzazione di massa, dedicandosi alla costruzione di vetture “medie” per dimensioni e cilindrata, ma con prestazioni notevoli e carattere sportivo. L’obiettivo è conquistare il nuovo pubblico che cerca il piacere di guida ad un giusto prezzo. A 70 anni dalla presentazione della Sprint 1300, Alfa Revival Cup celebra la dinastia della Giulietta: un’auto che ha fatto innamorare gli italiani e che è entrata nella storia del costume della nostra nazione.
La Giulietta eredita la tecnica della 1900: sospensioni anteriori a ruote indipendenti, ponte rigido al posteriore, ma col modello che sostituisce le analogie si fermano qui. Il grande successo commerciale prende alla sprovvista la fabbrica del Portello, fino a quel momento in grado di assemblare solo 20 auto al giorno. La Giulietta imprime alle catene di montaggio dell’Alfa Romeo la tanto attesa svolta industriale.
Le qualità tecniche della vettura, dalla Sprint 1300 a seguire, sono frutto dell’esperienza maturata da Alfa Romeo nel periodo bellico nella lavorazione delle leghe metalliche per costruzioni aeronautiche. Questo know-how porta al vasto impiego dell’alluminio nelle componenti fondamentali, quali la testata e il monoblocco del motore, la scatola del cambio, il differenziale e i tamburi dei freni, garantendo leggerezza e resistenza.
Amore a prima vista
La genesi della Giulietta è il progetto codice “Tipo 750″, che si concretizza grazie ad un team di professionisti di altissimo profilo, col supporto finanziario dei tanti risparmiatori che sottoscrivono i titoli dell’IRI. La realizzazione del propulsore “1300” viene affidata a Giuseppe Busso, mentre a Orazio Satta Puliga va lo studio di ciclistica e telaio. Il Centro Stile guidato da Giuseppe Scarnati traccia l’intramontabile linea delle carrozzerie coupé e berlina, e l’austriaco ing. Hruska (lo stesso del Maggiolino Volkswagen) si occupa della pianificazione delle linee di produzione. Dopo un forte investimento e un intenso sviluppo, l’Alfa Romeo presenta la Giulietta in versione “Sprint 1300” al 36° Salone dell’Automobile a Torino il 21 aprile del 1954. Si tratta di una coupé la cui realizzazione è curata da Bertone, con una linea filante, configurazione 2+2 posti e motore da 65cv. Per un ritardo nello sviluppo, in particolare per la rumorisità in marcia, la Sprint anticipa la Berlina di un anno esatto.
Il responso del pubblico è entusiasta: le ottime doti meccaniche, le prestazioni brillanti, i bassi consumi, la sobria eleganza della linea e il prezzo abbordabile la trasformano in un successo. Lo stabilimento del Portello e Bertone vengono inondati da un volume inatteso di ordini, che fanno lievitare i tempi di attesa. A pieno regime sono 200 le vetture che lasciano ogni giorno la catena di montaggio.
Una stirpe di vetture eccellenti
Partendo dal raffinato schema meccanico della Giulietta Sprint, Alfa Romeo riesce ad articolare una gamma di modelli efficaci e meravigliosi, ciascuno dei quali punto di riferimento del mercato dove va a competere. La Giulietta Spider, disegnata da Pininfarina, viene commercializzata nell’estate del 1955 e incarna l’apoteosi dello stile di vita italiano degli anni ‘50. La «Sprint Veloce», curate da Bertone, e la “Spider Veloce”, alleggerite e richieste particolarmente dai piloti, vengono prodotte a partire dal 1956 sino alla fine del 1959, sostituite dalla “Sprint Speciale” (disegno di Scaglione), presentata ufficialmente nel giugno del 1959 a Monza, e dalla SZ (Sprint Zagato), la cui consegna inizio alla fine del 1959. Non mancheranno neppure una versione station wagon denominata Promiscua e la versione sportiva della Berlina, la T.I. del 1957.
Dal 1954 al 1965 i telai prodotti sono 177.690 in tutte le declinazioni, a testimonianza di un successo e di un fascino che non ha accennato a diminuire nel tempo. Un’auto creata da chi ama guidare per chi vuole provare lo stesso piacere.
L’origine del nome
Non c’è dubbio che il nome “Giulietta” derivi dalla leggendaria vicenda dei due giovani amanti di Verona, in continuità anche con la seconda parte del nome del marchio.
Incerto invece il suggerimento iniziale: ufficiosamente viene attribuito all’ingegnere-poeta Leonardo Sinisgalli, consulente di Finmeccanica per l’immagine e la pubblicità negli anni ’50 e ’60. Altri ritengono che derivi da un’intuizione della compagna di Sinisgalli, la baronessa e poetessa Giorgia De Cousandier.
L’ingegnere Gian Paolo Garcéa, a lungo responsabile del reparto esperienze dell’Alfa, ha più volte sottolineato che l’origine del nome sarebbe diversa. In occasione di un Salone di Parigi, intorno al 1950, lo stesso ingegnere e alcuni colleghi erano stati invitati in un locale notturno. In quell’ambiente, un esule russo che intratteneva i clienti con poesie e battute, ha apostrofato così il gruppo, dopo averlo esaminato: “Siete otto Romei e non c’è nemmeno una Giulietta!”
Le competizioni
La Giulietta venne impiegata in tutte le sue versioni nelle gare di Sport, Gran Turismo, Super Turismo, Rally. Tre modelli in particolare sono entrati nella storia del motorsport.
Al via della Mille Miglia del 1955 troviamo ben 34 esemplari di Giulietta Sprint. Il miglior risultato è quello di Albino Buticchi, che raggiunge il traguardo al trentaduesimo posto e risulta terzo nella categoria Gran Turismo fino a 1300 cm3.
La nuova e più prestante versione Veloce, con motore elaborato fino a 90cv e carrozzeria alleggerita di 70 kg, conquista i primi tre posti della categoria GT fino a 1300 cm3 nell’edizione della Mille Miglia del 1956. Sgorbati-Zanelli, primi di classi, giungono undicesimi assoluti, seguiti da Becucci-Cazzato (dodicesimi) e Bonnier-Boesen (quindicesimi).
La Giulietta SZ nasce per un caso fortuito: il pilota milanese Massimo Leto di Priolo danneggia in gara la sua Giulietta Sprint Speciale e decide di affidare la ricostruzione al carrozziere Elio Zagato. Seguendo le sue iconiche linee “a uovo”, Zagato smussa gli angoli per migliorare l’aerodinamica. Il risultato è ottimo e Leto di Priolo vince a Monza la Coppa Intereuropa del 1956 al volante della nuova creazione. Sull’onda del risultato, altri gentleman driver si rivolgono al carrozziere milanese, che tra il 1960 e il 1963 produce 210 esemplari. La SZ conquista la Coupe Des Alpes nel 1960 e nel 1963 e il Campionato Internazionale Gran Turismo nel 1961, grazie alla vittoria della Coppa Ascari, Coppa Belmonte, Coppa di Sciacca ed Coppa GT di Monza.
La T.I. diventa un best seller
La Giulietta T.I. (Turismo Internazionale) viene presentata a Monza il 2 settembre 1957 e proposta ad un prezzo di 1.525.000 lire, superando nelle vendite la versione base, grazie ad un motore più spinto e una dotazione più ricca. La T.I. incontra il favore del pubblico sportivo e racing e diventa la regina delle gare di velocità ed endurance in circuito, rallyes e corse in salita, cogliendo ovunque vittorie e primati. Come per la Giulietta Berlina, la T.I: giova di due restyling nel 1959 e 1961, che portano novità minori, soprattutto estetiche ed ergonomiche, con un miglioramento delle finiture e del comfort di marcia.
Il propulsore è il vero gioiello della T.I.: con un maggior rapporto di compressione, unito all’adozione di un carburatore doppio corpo da 35, il quattro cilindri da 1290 cm3 eroga 65 cavalli (che diventano 74 nel 1961), contro i 53 della versione di partenza.
La bilancia si ferma a 908 kg in ordine di marcia: il peso ridotto permette prestazioni di rilievo coniugate ad un’elevata efficienza. La velocità massima è di 155 km/h e il consumo medio, a 80 km/h, di soli 8,6 litri/100 km. Dalle linee del Portello ne escono ben 92.728 esemplari fino al 1964, quando la produzione termina, lasciando il testimone alla Giulia.
La T.I. vince il durissimo “Tour de Corse” nel 1958 guidata da due donne: Madame Aumas and Madame Wagner. Nel 1960 è la volta di un altro storico trionfo per la T.I. che si impone al Rally di Ginevra con l’equipaggio De Lageneste – Greder.
La selezione di foto sottostante raccoglie gli scatti ufficiali dell’ufficio relazioni pubbliche di Alfa Romeo: un tuffo nella storia visiva di un modello intramontabile.
Photo courtesy of Archivio Storico Alfa Romeo – Stellantis Heritage