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Il Bollo d’Oro: Ronnie Kessel. Sotto il segno del Cavallino Rampante

Nel primo appuntamento con “Il Bollo d’Oro” facciamo quattro chiacchiere tra motorsport e auto classiche con Ronnie Kessel, già pilota di Ferrari Challenge e GT, che corre nella stagione 2024 di Alfa Revival con la GTAm beige numero 111 dell’Alfa Delta Racing Team.

23 Maggio 2024: Il “Bollo d’Oro” è la rubrica di Alfa Revival Cup che condivide storie, retroscena e aspettative di team e piloti che competono nel campionato organizzato da Canossa Events. Il nome si ispira all’iconico emblema metallico dorato che adornava la Giulia Super fino al 1969 e identifica una stirpe di Alfa Romeo dotate di grande raffinatezza meccanica ed estetica.

Si potrebbe riassumere la figura di Ronnie Kessel con l’espressione: “A life in motoring”, ma sarebbe riduttivo. Ha fatto della passione per le supercar italiane il suo lavoro, riuscendo a coniugare in un’unica realtà, la Loris Kessel Auto, i quattro grandi mondi dell’automobile: vendita, assistenza, competizione e classiche. Sotto il segno del Cavallino Rampante di Ferrari.

Qual è stata la scintilla che ha acceso il tuo interesse per i motori?

“La passione è insita nella mia famiglia e da lì deriva. Mio padre, Loris, correva in Formula 1 a metà anni ’70 con una Brabham BT44B del team RAM e poi nel 1977 con una Apollon-Fly, derivata dalla Williams FW03 del 1974. Poi nei primi anni ’90 comprò una Ensign N177 nella variante MN07 del 1977 appartenuta a Clay Regazzoni, con l’intento di competere nelle gare rievocative. Una monoposto dal grande valore affettivo che ho l’onore di guidare in occasioni speciali come il Bernina Gran Turismo, cronoscalata tra St. Moritz e Poschiavo.”

Da quanti anni corri? Lo fai per lavoro o per hobby?

“Ho iniziato quando avevo 12 anni. Ho saltato la fase dei kart e sono andato direttamente sulle GT. La pista è per me sia un hobby che un lavoro. Corro in Alfa Revival Cup per puro piacere, iscrivendomi insieme ad un gruppo di amici appassionati di competizioni per auto classiche che vivono come me in Svizzera.

Per quanto riguarda la dimensione professionale della pista, a Lugano gestisco la scuderia Kessel Racing, che attraverso una squadra di 60 persone fa correre le Ferrari nei campionati Ferrari Challenge, Club Challenge, GT World Challenge Europe, Le Mans Cup, ELMS e 24H series”.

Preferisci gareggiare con un’automobile storica o moderna?

“Apprezzo entrambi i mondi, sia storiche che attuali. Le reputo comunque due discipline motoristiche ben distinte e separate. Correre con le classiche significa combattere e sopravvivere alla veemenza e durezza della meccanica, come la pesantezza e resistenza dei comandi quali cambio, freni e sterzo. Con le moderne ci si deve concentrare sulla guida ed essere precisi e puliti nelle traiettorie, inserimenti e uscite, senza stare troppo a preoccuparsi della difficoltà del manovrare gli organi della vettura.”

Cosa significa per te correre? Quali sensazioni provi?

“Correre significa staccare la mente da qualsiasi pensiero, concentrarsi unicamente su quello che stai facendo, sincronizzare tutti i sensi e i movimenti. Non mi vergogno a definirla una terapia per anima e corpo.”

Qual è il momento più entusiasmante di una gara?

“Senza alcun dubbio la partenza perché è poco prima dello spegnimento del semaforo che sperimenti il picco adrenalinico. Quando la luce passa dal rosso al verde le pulsazioni schizzano al massimo. È tutto nelle tue mani, sei tu, la pista, la macchina. Dopo lo scatto del via si tratta solamente di gestire le eventuali problematiche e tenere il ritmo.”

Qual è la gara che hai disputato che più ti è rimasta impressa? E perché è la consideri la più bella?

“Tra le tante mi sento di menzionare la vecchia pista di Silverstone nel campionato GT3 FIA, dove c’erano in griglia tra le 50 e le 55 vetture, e io correvo con la Ferrari 458”.

Quando hai deciso di correre con le Alfa Romeo storiche e perché?

“Tutto è nato questo inverno grazie a due amici che prendevano già parte al campionato. Io mi sono unito con altre due new entry, sempre da Lugano.”

Come mai hai scelto l’Alfa Revival Cup?

 “Ne avevo presi in considerazione alcuni, ma poi mi ha convinto perché è un campionato monomarca. È entusiasmante potersi confrontare con tante GTAm: auto così simili fanno emergere le qualità del pilota.”

Come ti stai preparando alle prossime tappe del campionato 2024?

“Quello di Vallelunga è stato il primo vero contatto con la GTAm. Non avevo fatto test in precedenza.”

Quali obiettivi ti sei fissato, cosa ti aspetti dalla stagione?

“Tanto divertimento, il risultato di classifica passa in secondo piano quando c’è un’atmosfera così positiva e coinvolgente.”

Cosa pensi dell’Alfa Romeo che guidi?

“Al volante la GTAm sembra un’automobile moderna, molto precisa e consistente, ma romantica come solo un’auto del passato sa essere. Il cambio ad H è una vera goduria ad ogni azionamento del meccanismo. Per non parlare delle linee della carrozzeria: un capolavoro.”

Un’ultima domanda, più orientata al lavoro. In apertura abbiam parlato della tua attività che abbraccia i mondi della vendita di nuovo, usato, racing team, assistenza tecnica e restauro, tutto incentrato su Ferrari. Cosa rappresenta per te questo marchio?

“Ferrari sa abbracciare in modo unico le tre anime dell’automobilismo: classiche, stradali e competizione. Oltre che un lavoro è per me un mito che incarna il saper fare italiano. Non dimentichiamoci che Enzo Ferrari avviò la sua epopea con la scuderia Alfa Romeo. E anche mio padre è in qualche modo legato al Biscione, dato che nel 1971 ottenne la licenza sportiva alla guida di una Giulia GTAm.”